Marco Raugei è uno degli artisti-pazienti del laboratorio fiorentino.
Nasce a Firenze nel 1958 da una famiglia operaia ed è il primo di quattro figli. A un anno e mezzo viene già ricoverato nel reparto pediatrico dell’ospedale psichiatrico di Firenze. Fino a 19 anni frequenta diversi istituti medico-pedagogici. Dopo alcuni ricoveri inizia a frequentare la Tinaia dove all’inizio ha difficoltà nel concentrarsi sul lavoro: misura a grandi passi il laboratorio, parla incessantemente sottovoce come se recitasse diverse voci di un dialogo.
Col tempo scopre il suo stile: con pennarello fine riempie il foglio con un soggetto che ripete all’infinito fino ad esaurimento dello spazio. Mancino, inizia tutti i suoi disegni partendo dal margine in basso a destra per finire in alto a sinistra. I suoi temi sono il quotidiano: pacchetti di sigarette, orologi, barattoli di crema, televisioni…
Affascinato dal ritmo e dalle ripetizioni Marco Raugei ammette di aver provato una gioia immensa nell’apprendere che i suoi quadri venivano apprezzati. Nel 2002 per un incidente è costretto ad interrompere l’attività. Muore nel 2006 per aggravamento di un problema cardiaco. Il suo lavoro è presentato dalla Collection de l’art brut di Losanna, nella collezione abcd di Parigi, LAM Musée d’art moderne, contemporain et brut di Lille, MADMusée di Liegi, Musée du Docteur Guislain di Gent, Musée Charlotte Zander. Caratterizza i lavori di Raugei il ripetersi di un unico tema o soggetto figurativo in forme elegantemente stilizzate: oggetti d’uso quotidiano, personaggi o ambienti in miniatura si ripetono con lievi variazioni in sequenze orizzontali.
Colpisce soprattutto l’attenzione che l’artista dedica alle “piccole cose”: secchielli con palette, orologi, scarpe, vasetti cosmetici, barattoli riprodotti uno accanto all’altro sul foglio bianco, con estrema cura. La sensazione che si ha contemplando questi disegni è simile al capogiro, alla vertigine: sembra quasi che gli oggetti raffigurati parlino all’osservatore attraverso un codice cifrato.
La Danceability è una tecnica che permette a persone abili e disabili di incontrarsi per danzare insieme, attraverso un percorso di ricerca che sfrutta le abilità fisiche ed espressive individuali.
o scopo è quello di rendere accessibile il linguaggio della danza a tutte le persone interessate, senza preclusioni di età, di esperienza o di condizione fisica e mentale.
http://www.danceability.it/home.html
La danza si sviluppa attraverso la tecnica dell’improvvisazione, basata sulla consapevolezza di sé, sulla relazione e la fiducia reciproca, si possono fare nuove esperienze, con le proprie diverse abilità, nel muoversi con gli altri andando oltre i limiti a cui si è abituati.
Si è sviluppata negli Stati Uniti, utilizzando i principi della Contact Improvisation, grazie all’impulso di Alito Alessi, danzatore e coreografo, direttore della Joint Forces Dance Company.
Non è una “terapia”, né una “danzaterapia”, ma un’espressione artistica e creativa vera e propria.
Il 15enne Ping Lian è un autistic savant che disegna da quando è bambino. Inizialmente Ping Lian era iperattivo, viveva nel suo mondo, non mostrando affetto o consapevolezza del pericolo, incapace di tenere in mano una matita per scrivere o utilizzare una forbice per tagliare.
Al fine di rafforzare e sviluppare le capacità motorie di Ping Lian, il suo programma venne focalizzato sul disegno e su attività con l’uso del colore. Queste servirono anche per tenere Ping Lian occupato, data la sua incapacità di impegnarsi in modo appropriato in altre azioni come la socializzazione o lo svago.
Guidato attraverso le attività grafiche è cresciuta in lui una grande abilità nell’imitazione. All’età di 8 (metà del 2002), in Ping Lian è cresciuta improvvisamente una sorta di “ossessione” verso il disegno.
La qualità del suo disegno è rapidamente avanzata e il suo tasso di progresso è attualmente affascinante. Ora Ping Lian è un artista di talento circondato da amore ed affetto.
Ping Lian ha ancora una comunicazione limitata e difficoltà nei rapporti sociali.
L’arte è il suo modo di esprimersi. Il suo stile unico di colpi audaci e colori allegri ha conquistato molti appassionati e collezionisti.
I primi lavori di Donald Mitchell erano costituiti da campi di linee che coprivano la pagina e nascondevano ogni traccia di un’immagine sottostante principalmente ossessivamente tratteggiata.
Diversi anni fa, Donald Mitchell ha iniziato a rivelare i volti e le forme che aveva sepolto sulla pagina.
Il lavoro prolifico di Mitchell è ora riempito con figure in movimento e il riposo, e il suo marchio di fabbrica è diventata una ben composta, grafica sofisticata di figure affollate.
Mitchell ha esposto le sue opere nel 2007 alla gallery di Gavin Brown, New York, e ABCD, Parigi.